ANNO 14 n° 119
Peperino&Co.
Villa Lante, splendido
fiume di peperino
>>>> di Andrea Bentivegna <<<<
10/10/2015 - 02:01

di Andrea Bentivegna

VITERBO - Basta pensare ad un fiume che scorga dalla montagna e scende fino al mare. Questa semplice immagine naturale, frutto della forza di gravità, fu il principio al quale ci si ispirò per creare uno dei più grandi capolavori del cinquecento.

Sullo stesso asse, ma sedici metri più in alto del maestoso portale che dà accesso a Villa Lante, una cascatella d’acqua si tuffa in quello che sembra un laghetto. Sembra appunto, perché in realtà non si tratta di una vera e propria polla quanto piuttosto di una fontana, un’artificiosa struttura, che ne riproduce l’aspetto. Da questo grande bacino, che prende il nome di Fontana del Diluvio, viene alimentato, a caduta, tutto il sistema di sorgenti che di fatto costituisce l’asse portante, la spina dorsale, della villa cinquecentesca voluta dal cardinal Gambara a Bagnaia.

Poco al di sotto la stessa acqua alimenta infatti una seconda, elegantissima fontana, questa volta a fusto, detta Dei Delfini. Da qui, attraverso un breve condotto sotterraneo, sparisce per sgorgare nuovamente dalle fauci di peperino di un singolare gambero, ovvio omaggio alla committenza e al suo simbolo araldico. Quindi giù per il lungo pendio attraverso la più suggestiva di tutte, quella della Catena. Si tratta di una lunga fila di vasche discendenti chiuse da eleganti volute che spingono l’acqua con saltelli e vortici fino alla sottostante fontana dei Giganti dove due imponenti personificazioni di Tevere ed Arno fanno da quinte prospettiche alla lunga discesa.

Infine l’acqua conclude il suo lungo percorso giungendo prima nel raccolto anfiteatro di pietra che fa da cornice alla fontana dei Lumini e quindi, dopo un’altro tratto sotterraneo, andando ad alimentare l’elegante fontana dei Mori, famosa e fotografatissima opera voluta dal cardinale Montalto successore di Gambara.

Un capolavoro impareggiabile creato senza alcuna finalità se non quella di sorprendere attraverso questo fantasioso fiume dalle sponde di peperino. Un vero e proprio prototipo che, insieme al contemporaneo giardino di palazzo Farnese a Caprarola, sarà amato dai nobili di mezzo mondo ed imitato dai loro architetti per i successivi due secoli.

Compiuto ora, immaginariamente, il suo percorso, seguendo la discesa dell’acqua, si può comprendere quindi come l’interruzione di questo sistema con il danneggiamento anche di una sola delle fontane, significa rovinare tutta la villa troncando quel magnifico e scultoreo fiume che rende questo luogo unico al mondo.

 





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